L’INGRESSO IN ACQUA, TRA MISTERO E PAURA.
Nessuno di noi ha una risposta su cosa sono quelle enormi ombre nere in acqua. Subito chiediamo delucidazioni al nostro barcaiolo il quale ci dice che sono foche, le stesse che vedete a terra. Ce ne sono circa 5.000 intorno a questa punta e come potete vedere metà sono sulle rocce! Non sono pericolose, ma rubano i pesci, i granghi e i frutti di mare, a volte anche dalle mani. C'è da entrare in acqua, ma nessuno ha ancora preso le attrezzature e tutti fanno finta di fare altro. Riprendo la prola e dico: Insomma chi entra in acqua per primo? Nessuno mi risponde, anzi nasce subito un altra domanda per il nostro uomo: Ma gli squali e le orche ci sono? In tanti anni non ne ho visti molti, ci risponde il nostro amico, ma quando si vedono sono veramente enormi, più grandi di questa barca. Vengono per mangiare le foche! Il tempo passa inesorabile e nessuno si affretta ad entrare in acqua, anche perchè è molto torbida, quindi peggiora lo stato d'animo. Comunque, dato che la gara si svolge in questa zona, non ci possiamo tirare indietro e dobbiamo farci coraggio. Allora decidiamo di fare un sorteggio.
Tocca proprio a me scendere per primo. Mentre mi calo in acqua reggendomi al bordo della barca, pronto a risalire, sento una sensazione di anestesia muscolare, è l'ansia che si impadronisce del corpo! Le pinne lunghe sono completamente immerse, mi faccio coraggio e immergo anche le gambe, poi il corpo, ma le mani faticano a staccarsi dal bordo. Renzo con i suoi soliti scherzi maldestri, mi sgancia di forza le mani dal bordo, come in un film dove il cattivo viene lasciato cadere nel vuoto. Così mi ritrovo tutto sommerso in un torbido come l’inferno, mentre molteplici ombre nere mi girano intorno, difficile stabilire se sono foche o chissà cosa! Riemergo facendo finta che sono tranquillo, ma dentro di me c'è una lotta serrata tra il terrore e la voglia di controllarmi! Mi preparo a scendere e per la prima volta in vita mia sembra che non riesco a respirare, poi appena mi immergo pinneggio come se fossi in punta di piedi su una lastra di cristallo. La discesa è breve, il fondale è di pochi metri, ma il cuore che batte all’impazzata, consuma l’impossibile. Appena arrivo sul fondo sono circondato da tante foche che mi girano intorno e vengono faccia a faccia, poi si fermano di scatto e sbruffano bolle d’aria come se volessero comunicare qualcosa. Dopo una mezz’ora mi sono abituato e non ho più paura, anzi sta diventando divertente e ci gioco cercando di toccargli il muso. Sorprendente come le foche sono goffe sulla terra ma super acquatiche in mare. Sono micidiali per velocità e movimenti aggraziati, l'acqua è il loro elemento naturale " sei imbranato come una foca" non è una frase pienamente corretta. In acqua sono l'esatto contrario! L’onda lunga e continua mi sballotta e c'è risacca forte anche sul fondale, poi l'acqua è fredda e non aiuta. Il fondale è tappezzato di alghe alte e robuste simili a piantagioni di canne da zucchero di colore marrone scuro. In mezzo a queste piantagioni ci sono pesci di varie forme e colori. Spesso dietro alle alghe sbuca qualche foca, che già studio con la speranza che mi indica qualche segreto di caccia. Non entrano dentro le piantagioni ma le aggirano con grazia per sorprenedere qualche pesce.
Proprio mentre inizio ad essere tranquillo, giro un angolo di una roccia e mi trovo faccia a faccia con una testa enorme con due occhi grandi come i fanali di un’auto che viene in agguato dalla mia parte, quasi ci scontriamo e al contempo restiamo entrambi sorpresi e immobili a guardarci. Per poco non faccio uno contro frontale con quel leone marino di circa 500 kg. Restiamo immobili per una decina di secondi, ci studiamo, poi lui si dilegua. Torno in superficie con la maschera allagata probabilmente dalla tensione del viso e mi dico che ci sarà da abituarsi a tante sorprese. Però se le foche aggirano le alghe e il leone marino fa lo stesso sulla roccia, non credo sia un caso, sarà forse una tecnica efficace?
Continua con: “I PESCI DEL PERÙ”
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