UN ALTALENA DI EMOZIONI

CAMPIONATO ITALIANO ASSOLUTO DI PESCA IN APNEA, MARSALA 1991.

Parte 6

Racconti tratti dal diario agonistico di Marco Bardi.

LA SECONDA GIORNATA DI GARA

altalena emozioni 6

Oggi la gara si svolge su un ampio tratto di mare che va da punta d’Alga a Torre Scibiliana. La mattina presenta qualche accenno di vento ed il mare è leggermente increspato di ponente, non forte ma fastidioso. Nel raggiungere il centro del campo di gara all’improvviso il motore borbotta e poi stramazza in un calo progressivo fino quasi a spengersi. Dopo tutti i controlli del caso, non posso fare altro che andare al minimo perché come aumento i giri entra in auto limitazione oppure si spenge. Chiedo subito un gommone in sostituzione, ma non c’è. In quei pochi minuti che mancano all’inizio della gara, ho dato fondo a tutto il mio auto controllo e decido di non arrendermi davanti all’ostacolo, ma devo cambiare strategia. Siamo al centro campo gara vicini a dei segnali importanti dove avevo previsto di andare a fine gara perché difficili da trovare anche per gli altri – invece la zona migliore dove volevo partire è al limite sud e se mi sposto in tale zona con il motore che va solo al minimo, poi non ho il tempo di tornare indietro. La decisione la influenza il ragionamento che nel caso si fermasse del tutto il motore, posso sfruttare vento e corrente a favore per spostarmi altrimenti sarebbe impossibile. Inoltre sono vicino a dei segnali molto buoni e male che vada almeno quelli dovrei riuscire a farli. Ovvio che non è ciò che avevo deciso ma è la scelta più logica. Al via mi sposto lentamente verso una zona isolata in mezzo al mare dove è molto difficile prendere riferimenti a terra e il limite del motore, diventa utile per non affrettarmi e rischiare di non capire i riferimenti a terra. Il punto è molto buono, un piccolo ciglio in mezzo alla posidonia, per cui con speranza mi immergo ripetutamente alla ricerca del punto esatto. Dopo qualche immersione riconosco il fondale e grazie ad alcuni particolari studiati in preparazione individuo subito la direzione che porta al punto strategico dove vive una grossa cernia. Poggio subito il pedagno da cintura per non perdere il punto esatto e torno in superficie. Ritorno sul fondo e mi affaccio alla tana ampia, che si divide in due corridoi separati da una colonna verticale. Entro tutto dentro e quando accendo la torcia, vedo la coda della cernia sfilare da destra verso sinistra, scomparendo dietro alla colonna. Subito punto il fucile dall’altro lato, sapendo che è tutto comunicante. L’esplorazione minuziosa delle tane in preparazione è una buona abitudine per evitare sorprese in gara. Infatti a conferma di questo, vedo sbucare la testa della grossa cernia e la colpisco con un tiro perfetto, fulminandola all’istante. Il tuffo successivo la recupero e la porto in superficie. Non potevo iniziare meglio e mi dimentico dei guai al motore fino a quando non riparto per un'altra zona. Sono lento da morire, ma cerco di controllarmi nonostante le avversità e dopo parecchi minuti sono su un’altra grossa cernia. Scendo ed entro tutto dentro la tana e subito un umore simile ad una esplosione mi blocca il cuore in gola! La cernia mi ha scodato davanti e si è infilata nella camera interna. Per fortuna anche questa tana la ho esplorata bene in preparazione e so già cosa fare. Risalgo in superficie e prendo un fucile più corto. Attendo una decina di minuti affinché la polvere si depositi e la cernia si calmi, poi scendo preparando molto bene l’immersione. Una volta giunto all’apertura, con molta prudenza mi spingo dentro la tana fino a raggiungere due metri più avanti un cunicolo che sale e gira a sinistra, in una tana probabilmente mai esplorata da nessuno anche perché ci sono 25 metri di profondità e c’è da infilarsi bene dentro. La sorprendo dietro all’angolo buio e senza esitare la colpisco fulminandola e tirandola verso di me nello stesso momento. Poi la porto vicino all’apertura del cunicolo mentre arretro lentamente e con la massima cura. A quel punto, fisso la sagola su uno sperone roccioso per evitare che possa tornare indietro. In superficie esulto con gioia poi scendo subito per un secondo colpo di sicurezza. Al terzo tuffo la tiro fuori e risalgo per spostarmi di nuovo verso il segnale più vicino, approfittando della navigazione lenta, per idratarmi e per sistemare le attrezzature che sono tutte intrigate. Mi attende un'altra grossa cernia e sono sulle ali dell’entusiasmo.

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