UN ALTALENA DI EMOZIONI

CAMPIONATO ITALIANO ASSOLUTO DI PESCA IN APNEA, MARSALA 1991.

Parte 4

Racconti tratti dal diario agonistico di Marco Bardi.

GESTIONE QUASI PERFETTA

altalena emozioni 4

Sono ai margini della secca dove c’è un ciglio bello con una grossa cernia che va a nascondersi in una tana che sembra che sia la sua dimora. Anche in questa zona la corrente minaccia ogni speranza, ma con lo stesso metodo di prima, mi immergo e la discesa in diagonale mi porta a percorrere molta strada e quando passo vicino al ciglio credo che ho raggiunto i 3 nodi di velocità. La cernia mi guarda e poi intimorita dalla mia velocità, schizza subito in tana. Ora o mai più penso subito e mi inclino verso la tana, aggrappandomi alle rocce. Mentre arranco, vedo la cernia fare capolino dal masso e la colpisco d’istinto senza perdere tempo. La fame d’aria e la saggezza di chi non vuole rischiare la vita, mi spingono a tornare verso la superficie. Per una mezz’ora ho continuato a risalire la corrente e tentare l’estrazione della cernia, ma senza risultati. Infine capisco che non ce la posso fare e rinuncio. Taglio la sagola, la lego bene ad uno sperone di roccia, poi recupero il fucile. È la prima cernia che lascio incastrata ma ci tornerò dopo la gara per estrarla e magari ci organizzeremo una cena tutti insieme, ma adesso devo tornare alla massima concentrazione e decidere cosa conviene fare. Mi sposto su un altro segnale con qualche sarago e sempre con la solita tattica, ne catturo altri in un crescendo di emozioni. Ad una ora dal termine decido di tentare la cattura di un’altra cernia non distante dal punto in cui sono e che potrebbe darmi un bel salto di punteggio. Appena raggiunta la zona, m’immergo per tentare un agguato in corrente, ovvero cadere sul fondo molti metri prima del punto e poi scorrere in avanti spinto dalla corrente ma al riparo delle rocce che mi nascondono dalla cernia segnata. Ho calcolato bene sia la corrente che il punto esatto dove cadere, per cui sono a ridosso del ciglio dove fa un angolo e dove c’è la cernia tranquilla che non si è accorta di niente. Mi avvicino con il massimo controllo, con una azione da manuale fino a colpirla mentre cerca di scomparire tra i meandri. Riemergo filando il mulinello e mettendo subito in trazione il pesce tramite la boa. Torno a monte di corrente e mi immergo con un secondo fucile per sparare il colpo definitivo. Mancano 20 minuti alla fine della gara e mi rendo conto che ho solo 3-4 tuffi al massimo per tirarla fuori. Nel recupero in superficie mentre mi sposto a monte mentre mi concentro sul visualizzare la tana, la posizione della cernia e cosa fare per estrarla, questo aiuta ad essere più efficaci, perché sul fondo tra corrente e fatica è più difficile ragionare e spesso si commettono anche errori banali. Le prime due immersioni le utilizzo per preparare la situazione, libero alcuni ostacoli e studio dove e come farla uscire. Poi alla terza immersione, la sposto di lato e poi la indirizzo verso l’uscita e infine la tiro fuori. Esausto ma soddisfatto salgo a bordo mentre la gara termina e chiedo cosa abbiamo nel sacco? Più di venti pesci e questa cernia da 10 kg - mi risponde il mio assistente con un sorriso che parla da solo. Sono d’accordo che non è male, ma andiamo a vedere cosa hanno preso gli altri perché le sorprese non mancano mai!

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